Cenni storici
L’edificio fu costruito nel 1897 per ospitare la prima sede delle scuole elementari del centro del paese di Nembro.
In stile neoclassico, alleggerito dalle influenze del Liberty, ha successivamente ospitato il Comune fino al 1940, anno in cui si trasferì nella poco distante Casa Littoria “Italo Balbo”.
Da allora fino al termine del secondo conflitto mondiale, quando fu nuovamente utilizzato per la scuola elementare, il Palazzo divenne sede di asilo Nido, consultorio pediatrico, refettorio materno, dispensario del latte pastorizzato.
Dagli anni sessanta fu poi sede della Scuola di avviamento Professionale e, fino al 1967, della neonata Biblioteca.
Dagli anni settanta fino al 1999, ha ospitato il Centro di Formazione Professionale della Regione Lombardia e successivamente, pur nella precarietà di infissi e impianti, è stato riscoperto dalla popolazione sulla base della memoria storica propria del paese, come sede estemporanea per diverse manifestazioni: mostre di pittura, dell’artigianato d’arte, cinema all’aperto ecc.
Dopo un periodo di abbandono la storica struttura è risultata ideale per essere riadattata a nuova Biblioteca, essendo la vecchia sede non più adeguata e carente di spazi.
Il “Palazzo”
La struttura originaria è stata implementata con nuove superfici. Un progetto di recupero e allo stesso tempo di ampliamento, dove tradizione e contemporaneità si identificano oltre che nell’organizzazione planimetrica e funzionale delle nuove strutture e delle trasformazioni previste, anche nell’uso dei materiali, capace di associare valori nuovi a caratteristiche legate al passato.
Al fabbricato esistente con un corpo a C, distribuito su due piani, che delimita una corte centrale, è stato aggiunto un volume parallelepipedo vetrato trasparente, su tre livelli, percorribile attraverso due scale poste alle estremità. Due entità diverse, sia nella definizione delle forme e delle superfici sia nell’utilizzo dei materiali; due volumi che all’apparenza risultano divisi , anche fisicamente, ma che in realtà sono tra loro connessi da un collegamento sotterraneo.
Dall’ingresso principale di Piazza Italia, accesso originario, si accede ad un ambiente che ospita la reception e un’area informativa; quest’ultima derivata dalla trasformazione delle strutture esistenti in cui interventi di restauro e di ripristino hanno modificato e regolarizzato alcune aperture, in modo da creare una dimensione più ampia dello spazio interno e, soprattutto più rappresentativa.
Attraversando questa zona si raggiungono gli spazi del portico.
Quest’area, opportunamente delimitata da superfici vetrate, apre il percorso verso gli ambienti veri e propri della biblioteca, assumendo un ruolo distributivo.
La nuova organizzazione offre così la possibilità di fruire di un luminoso percorso continuo prima di accedere alle sale lettura.
Le nuovi funzioni hanno determinato trasformazioni anche per gli elementi di distribuzione: la vecchia scala, ritenuta ormai inadeguata, è stata sostituita con una di nuova realizzazione di acciaio con struttura indipendente dalla parete muraria, che collega i due piani dell’edificio con il nuovo piano sotterraneo.
La connessione tra il vecchio e il nuovo edificio avviene a livello sotterraneo: la corte costituisce la copertura di una grande sala ipogea, che si conclude prospetticamente nell'”edificio–libreria” a 4 livelli. Non un semplice passaggio quindi, ma uno spazio fruibile importante.
Questo percorso di collegamento interrato viene illuminato da una sequenza di lucernari circolari (vetri pedonabili) creati nella pavimentazione della corte esistente.
Il parallelepipedo vetrato denominato “Torre”
Il nuovo volume si identifica e si connota marcatamente rispetto all’esistente grazie al particolare rivestimento in formelle di cotto smaltato dal colore rosso carminio. Una sorta di schermo composto da tavelle quadrate (35x35x5 di spessore) ciascuna realizzata su misura nelle fornaci di Impruneta. L’uso del cotto associa alla sua intrinseca capacità di evocare le costruzioni della tradizione un innegabile valore legato alla contemporaneità nell’uso e nella tecnologia di montaggio.
Ogni elemento è infilato su tubolari di acciaio connessi alla struttura portante e può ruotare liberamente attorno al proprio asse per creare una alternanza dinamica e mai uguale di pieni e vuoti, una superficie non regolare di luce e ombra che nasconde l’interno e, nello stesso tempo, lo lascia vedere. Gli elementi sono variamente orientati e bloccati grazie ad un apposito meccanismo di fissaggio in una posizione prescelta, in modo da non farli spostare dal vento.
All’interno si diffonde una insolazione mediata che filtra come tra le lamelle di una tenda alla veneziana in modo da non coprire mai direttamente i visitatori.
Illuminata, l’immagine percepita dall’esterno è quella di una sorta di lampada trasparente rivestita da uno speciale diffusore che scherma e filtra la luce.
Il centro della pianta del volume del parallelepipedo è occupato da una grande libreria di legno attorno alla quale ci si può muovere liberamente affacciandosi, da un lato, sulla vetrata che si apre sulla corte e, dall’altro, attraverso i ballatoi, sullo spazio interno del piano terreno, dove si trova la sala lettura principale.